Chi è ToscoMendeleev
Nel 1975 il poeta e chimico Primo Levi definì la tavola periodica «una poesia». Aveva ragione…
A mettere in ordine gli elementi della chimica fu Dmitrij Mendeleev, chimico russo nato nel 1834 a Tobolsk, nella sperduta Siberia, e ormai celebre in tutto il mondo per il suo contributo inestimabile alla scienza. Con l’invenzione della tavola periodica, datata 1871, Mendeleev fornì un sistema di classificazione di tutti gli elementi chimici in base ai protoni contenuti nel nucleo di un loro atomo. Uno strumento che rivoluzionò il modo di ordinare gli elementi in gruppi e periodi e che ancora oggi, per quanto rivisto e in parte riadattato, è utilizzato da chimici, studiosi e addetti ai lavori.
Toscolapi ha voluto celebrare la figura di questo illustre scienziato proponendone una sua personalissima versione: ToscoMendeleev. Così è stato chiamata la nuova mascotte dell’azienda, un personaggio che accompagnerà l’azienda e gli utenti che seguono i suoi canali alla scoperta di tante curiosità e informazioni utili sulla chimica di base. Un modo questo per avvicinare alla chimica anche chi concepisce questa materia come distante e poco attraente, ma anche un simpatico Cicerone per chi, come Toscolapi, di chimica è appassionato da sempre.
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Chi è ToscoMendeleev
Nel 1975 il poeta e chimico Primo Levi definì la tavola periodica «una poesia». Aveva ragione…
A mettere in ordine gli elementi della chimica fu Dmitrij Mendeleev, chimico russo nato nel 1834 a Tobolsk, nella sperduta Siberia, e ormai celebre in tutto il mondo per il suo contributo inestimabile alla scienza. Con l’invenzione della tavola periodica, datata 1871, Mendeleev fornì un sistema di classificazione di tutti gli elementi chimici in base ai protoni contenuti nel nucleo di un loro atomo. Uno strumento che rivoluzionò il modo di ordinare gli elementi in gruppi e periodi e che ancora oggi, per quanto rivisto e in parte riadattato, è utilizzato da chimici, studiosi e addetti ai lavori.
Toscolapi ha voluto celebrare la figura di questo illustre scienziato proponendone una sua personalissima versione: ToscoMendeleev. Così è stato chiamata la nuova mascotte dell’azienda, un personaggio che accompagnerà l’azienda e gli utenti che seguono i suoi canali alla scoperta di tante curiosità e informazioni utili sulla chimica di base. Un modo questo per avvicinare alla chimica anche chi concepisce questa materia come distante e poco attraente, ma anche un simpatico Cicerone per chi, come Toscolapi, di chimica è appassionato da sempre.
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Dimitrij Ivanovič Mendeleev era l’ultimo di quattordici figli. Studiò a San Pietroburgo e poi in Germania, a Heidelberg. Nel 1867, a 33 anni, da poco nominato professore all’Università di San Pietroburgo, Mendeleev era assorbito dalla scrittura di un manuale sui principi della chimica. Ben presto si rese conto che il lettore inesperto rischiava di perdersi in quel labirinto di dati. Era necessario trovare un modo per organizzare in maniera chiara i vari elementi e le loro proprietà.
È così che nel 1868, nel suo primo libro, Princìpi di chimica, il suo progetto prevedeva la sistematizzazione di tutte le informazioni dei 63 elementi chimici allora noti. Lo scienziato russo preparò 63 carte, una per ciascun elemento, sulle quali dettagliò le caratteristiche di ognuno. Ordinando le carte, secondo il peso atomico crescente, si accorse che le proprietà chimiche degli elementi si ripetevano periodicamente. Sistemò i 63 elementi conosciuti nella sua tavola e lasciò tre spazi vuoti per gli elementi ancora sconosciuti.
Per quanto già altri chimici avessero notato il regolare ripetersi di determinate proprietà in funzione del peso atomico, tentando anche diverse classificazioni degli elementi, fu soltanto Mendeleev a formulare con chiarezza la legge delle proprietà del peso atomico, ad ordinare gli elementi in gruppi e periodi.
Il 6 marzo 1869 Mendeleev presentò la relazione L’interdipendenza fra le proprietà dei pesi atomici degli elementi alla Società Chimica Russa, che aveva fondato con altri quello stesso anno. Senza che Mendeleev lo sapesse, pochi anni prima avevano già tentato l’impresa Julius Lothar Meyer (1864) e John Newlands (1865), le cui tavole non consentivano però la previsione di nuovi elementi ancora non scoperti.
L’azzardo calcolato da Mendeleev, che aveva lasciato vuote alcune caselle, fu premiato: nel 1875 fu scoperto il gallio, nel 1879 lo scandio e nel 1886 il germanio, dai nomi latini delle nazioni dove erano stati identificati. La sua ipotesi era confermata: in natura esistevano altri elementi.
Per le sue idee riformiste Mendeleev fu a lungo osteggiato dall’impero zarista e nel 1890 lasciò, amareggiato, l’università. Tre anni dopo ebbe la direzione della Camera dei pesi e delle misure, dove rinnovò il sistema russo delle unità di misura. Morì nel 1907, dieci anni prima della rivoluzione che avrebbe cambiato il volto della Russia.
Dimitrij Ivanovič Mendeleev era l’ultimo di quattordici figli. Studiò a San Pietroburgo e poi in Germania, a Heidelberg. Nel 1867, a 33 anni, da poco nominato professore all’Università di San Pietroburgo, Mendeleev si rese conto che era necessario trovare un modo per organizzare in maniera chiara i vari elementi e le loro proprietà. È così che nel 1868, nel suo primo libro, Princìpi di chimica, il suo progetto prevedeva la sistematizzazione di tutte le informazioni dei 63 elementi chimici allora noti. Lo scienziato russo preparò 63 carte, una per ciascun elemento, sulle quali dettagliò le caratteristiche di ognuno. Ordinando le carte, secondo il peso atomico crescente, si accorse che le proprietà chimiche degli elementi si ripetevano periodicamente. Sistemò i 63 elementi conosciuti nella sua tavola e lasciò tre spazi vuoti per gli elementi ancora sconosciuti.
Il 6 marzo 1869 Mendeleev presentò la relazione L’interdipendenza fra le proprietà dei pesi atomici degli elementi alla Società Chimica Russa, che aveva fondato con altri quello stesso anno. L’azzardo calcolato da Mendeleev, che aveva lasciato vuote alcune caselle, fu premiato: nel 1875 fu scoperto il gallio, nel 1879 lo scandio e nel 1886 il germanio, dai nomi latini delle nazioni dove erano stati identificati. La sua ipotesi era confermata: in natura esistevano altri elementi.
Curiosità
A piedi nella neve siberiana
Mendeleev ebbe una vita travagliata. La sua famiglia, inizialmente abbastanza agiata, ebbe alquanta sfortuna: quando lui nacque, suo padre, Ivan Pavlovič Mendeleev, direttore di una scuola, cominciò a perdere la vista e in breve diventò cieco. La moglie si rimboccò le maniche e lavorò a capo di una fabbrica di vetro, appartenuta a suo fratello. La diresse per anni, finché, quando Dmitrij era appena tredicenne, un incendio distrusse l’intero stabilimento, riducendo l’intera famiglia sul lastrico.
Essendo Dmitrij il più sveglio e intelligente tra i fratelli, la madre decise di puntare su di lui e di portarlo a Mosca per farlo studiare nella migliore università del paese. I due viaggiarono insieme per quasi 2500 chilometri, attraverso le steppe e le montagne, a cavallo e con mezzi di fortuna.
Una volta arrivati a destinazione, però, l’università lo rifiutò per via della sua origine siberiana. La signora decise così di puntare verso San Pietroburgo. Insieme al figlio percorse altri 500 chilometri e lo fece iscrivere nella stessa università che un tempo aveva frequentato anche il marito.
Nemico dei barbieri
Mendeleev si faceva tagliare barba e capelli solo una volta l’anno. Per questo motivo era particolarmente celebre tra i suoi studenti. Non rinunciò al suo aspetto eccentrico, dovuto ai lunghi capelli e alla barba incolta, nemmeno quando fu ricevuto a corte dallo zar.
Amore costi quel che costi
Lo scienziato ebbe due mogli. La prima di otto anni più anziana di lui che sposò nel 1862. Ebbero due figli ma il rapporto si esaurì presto. Nel 1876 Mendeleev si innamorò di una giovane donna, le propose di sposarlo nel 1881 ma per le regole della chiesa ortodossa dovevano passare sette anni tra un divorzio e il nuovo matrimonio. Lo scienziato dovette quindi pagare profumatamente un prete disponibile a celebrare la cerimonia. Per questo non fu mai ammesso all’Accademia russa delle scienze di Mosca.
Dalle carte alla tavola
Si vocifera che l’idea della tavola periodica l’abbia avuta in sogno. Ma più probabilmente la tavola periodica nacque grazie a un mazzo di carte. Il problema dell’organizzazione degli elementi si basava sull’unire due metodi fino ad allora usati: raggrupparli in base al peso atomico oppure in base alle proprietà (ad esempio gas o metalli). Mendeleev si disegnò un mazzo di carte in cui scrisse entrambi i valori e si ispirò al classico solitario in cui si devono riordinare le carte in base al seme (in riga) e al numero (in colonna). Il mazzo lo portava sempre con sé a faceva quello che lui chiamava “il solitario chimico”.
Elemento instabile…
Mendeleev aveva un gran caratteraccio. Noto per le sue ferme prese di posizione, si attirò le antipatie delle élite per la sua decisione di appoggiare le proteste studentesche (per questa ragione nel 1890 si dimise dal suo incarico universitario). Sottolinea il giornalista e saggista Bill Bryson nel suo Breve storia di (quasi) tutto: «Invecchiando, divenne sempre più eccentrico e difficile (si rifiutò di accettare l’esistenza delle radiazioni, dell’elettrone e di ogni altra novità). Passò gli ultimi tempi tuonando irato in tutti i laboratori e le sale di conferenze d’Europa. Nel 1955 l’elemento 101 fu chiamato Mendelevio in suo onore. “E giustamente” fa notare Paul Strathern “si tratta di un elemento instabile”».
Curiosità
A piedi nella neve siberiana
Mendeleev ebbe una vita travagliata. La sua famiglia, inizialmente abbastanza agiata, ebbe alquanta sfortuna: quando lui nacque, suo padre cominciò a perdere la vista e in breve diventò cieco. La moglie si rimboccò le maniche e lavorò a capo di una fabbrica di vetro ma quando Dmitrij era appena tredicenne, un incendio distrusse l’intero stabilimento, riducendo l’intera famiglia sul lastrico. La madre decise allora di puntare su di lui e di portarlo a Mosca per farlo studiare nella migliore università del paese. I due viaggiarono insieme per quasi 2500 chilometri, attraverso le steppe e le montagne, a cavallo e con mezzi di fortuna. Una volta arrivati a destinazione, però, l’università lo rifiutò per via della sua origine siberiana. La signora decise così di puntare verso San Pietroburgo. Insieme al figlio percorse altri 500 chilometri e lo fece iscrivere nella stessa università che un tempo aveva frequentato anche il marito.
Un nemico dei barbieri
Mendeleev si faceva tagliare barba e capelli solo una volta l’anno. Per questo motivo era particolarmente celebre tra i suoi studenti. Non rinunciò al suo aspetto eccentrico, dovuto ai lunghi capelli e alla barba incolta, nemmeno quando fu ricevuto a corte dallo zar.
Amore costi quel che costi
Lo scienziato ebbe due mogli. La prima di otto anni più anziana di lui che sposò nel 1862. Ebbero due figli ma il rapporto si esaurì presto. Nel 1876 Mendeleev si innamorò di una giovane donna, le propose di sposarlo nel 1881 ma per le regole della chiesa ortodossa dovevano passare sette anni tra un divorzio e il nuovo matrimonio. Lo scienziato dovette quindi pagare profumatamente un prete disponibile a celebrare la cerimonia. Per questo non fu mai ammesso all’Accademia russa delle scienze di Mosca.
Dalle carte alla tavola
Si vocifera che l’idea della tavola periodica l’abbia avuta in sogno. Ma più probabilmente la tavola periodica nacque grazie a un mazzo di carte. Il problema dell’organizzazione degli elementi si basava sull’unire due metodi fino ad allora usati: raggrupparli in base al peso atomico oppure in base alle proprietà (ad esempio gas o metalli). Mendeleev si disegnò un mazzo di carte in cui scrisse entrambi i valori e si ispirò al classico solitario in cui si devono riordinare le carte in base al seme (in riga) e al numero (in colonna). Il mazzo lo portava sempre con sé a faceva quello che lui chiamava “il solitario chimico”.
Elemento instabile…
Mendeleev aveva un gran caratteraccio. Noto per le sue ferme prese di posizione, si attirò le antipatie delle élite per la sua decisione di appoggiare le proteste studentesche (per questa ragione nel 1890 si dimise dal suo incarico universitario). Sottolinea il giornalista e saggista Bill Bryson nel suo Breve storia di (quasi) tutto: «Invecchiando, divenne sempre più eccentrico e difficile (si rifiutò di accettare l’esistenza delle radiazioni, dell’elettrone e di ogni altra novità). Passò gli ultimi tempi tuonando irato in tutti i laboratori e le sale di conferenze d’Europa. Nel 1955 l’elemento 101 fu chiamato Mendelevio in suo onore. “E giustamente” fa notare Paul Strathern “si tratta di un elemento instabile”».